
Castiglione in Teverina sorge in una estrema propaggine del territorio laziale, assai vicino al confine con l’Umbria ed in particolare al comune di Orvieto, che lo stringe fino quasi alle sue prime case.
La splendida posizione rialzata permette la vista sulla media valle del Tevere, le cui sponde in quel tratto sono ricche di salici, canneti, pioppi, felci, saggine e fiori selvatici i quali creano un’area protetta, resa ancora più suggestiva dalla vicinanza del lago di Alviano che richiama aironi, folaghe, martin pescatori e vari uccelli acquatici. La collina su cui sorge il paese è una delle ultime propaggini dei Monti Volsini, complesso di origine vulcanica che racchiude anche il Lago di Bolsena, mentre sullo sfondo del paesaggio si possono ammirare i Monti Amerini, costellati di borghi pittoreschi, di rocche feudali, di castelli e di una natura incontaminata. Questa posizione, già privilegiata per le bellezze artistiche, naturali e storiche dell’intera zona, è resa ancora più favorevole dal miglioramento della viabilità di collegamento con la vicinissima Autostrada del Sole per Firenze e Roma, che rende il centro assai facilmente raggiungibile da qualsiasi turista voglia visitarlo ed apprezzarne le bellezze, le tradizione, nonché l’architettura quasi tutta di origine medievale e cinquecentesca.

Il suo territorio è stato abitato anticamente da Villanoviani, Etruschi, Romani, Goti e Longobardi. L’attuale abitato è sorto attorno ad una Rocca (il “Castellone” da cui deriva l’odierna denominazione) dove nel 1351 vi furono trasferiti gli abitanti della distrutta vicina Paterno.
Castiglione, entrato a far parte del comune di Orvieto, fu anch’esso interessato dalle lotte fra le famiglie Monaldeschi e Filippeschi. Il paese rimase sotto il dominio dei primi sino alla fine del XV secolo, allorché il feudo passò, seguendo la linea ereditaria, alla famiglia Savelli.
Nuove lotte insorsero nel tentativo del casato dei Monaldeschi di mantenere il possesso di Castiglione. La città fu devastata nel 1527 dalle truppe dei lanzichenecchi, in seguito al Sacco di Roma. Con l’ascesa al potere della famiglia Farnese, Paolo Savelli cedette il feudo a papa Paolo III, Alessandro Farnese, nel 1539.

In seguito al successivo declino farnesiano, gli stessi abitanti di Castiglione riscattarono il paese da domini signorili, acquistandone i beni nel 1630. Ma la situazione economica costrinse nel Settecento alla cessione alla famiglia Ravizza di Orvieto.
Castiglione visse rilevanti avvenimenti nel Risorgimento in particolare durante i moti carbonari del 1832 e durante il periodo della Repubblica Romana del 1849, che vede molti dei suoi cittadini in prima linea a fianco di Garibaldi. Quando nel 1860 la vicina Orvieto viene annessa al Regno d’Italia, Castiglione verrà a trovarsi a meno di un chilometro dal confine. Nella chiesa campestre della Madonna delle Macchie viene posto un controllo di dogana piemontese, quasi tutta la pianura del Tevere, coltivata dai castiglionesi, viene a trovarsi in territorio straniero. Questa situazione si trascinerà per ulteriori dieci anni fin quando le truppe piemontesi entreranno in porta Pia nel 1870.
Per distinguersi dalle altre località che in Italia portano il suo nome, si fa chiamare “in Teverina” in omaggio al fiume di Roma che scivola ai piedi del poggio travertinico dove s’aggrappa da oltre nove secoli.

Le memorie della storia si affidano al giglio dei Farnese (presente nel vessillo municipale insieme ad una torre), che governarono su Castiglione in Teverina per un quasi un secolo e alle abitazioni del centro storico, incredibilmente addossate l’una all’altra, come a dichiarare carenza di spazio e mutuo soccorso in caso di pericolo.
Oggi quel groviglio di antiche pietre disegna un irripetibile scenario, reso solenne dalla massiccia rocca Monaldeschi , (XIV sec.), e dalla parrocchiale dei Santi Filippo e Giacomo, tangibile segno della munificenza farnesiana, che si tiene ben stretto un artistico crocifisso ligneo del Quattrocento dalle misteriose origini.
Ed è proprio la croce a perpetuare la secolare devozione dei suoi abitanti, che il 2 e 3 maggio di ogni anno si fa spettacolare con una sorta di quadro plastico sullo sfondo di un altare ricco di fiori e luci.
In Crocifisso viene portato in processione dietro l’altare e, al canto del Vexilla Regis, lo si vede lentamente salire e innalzare nel suo trono di gloria.
Per chi vi giunge, la sensazione di pace è la prima cosa che si avverte, lontano dal traffico e dai ritmi frenetici della città. Basterebbe fermarsi un solo giorno per farsi catturare dai giochi di luce che dall’alba al tramonto avvolgono il centro storico, la brezza che sale dalla valle ed i paesaggi suggestivi che si godono dai punti panoramici.
Camminando tra il chiaro scuro dei vicoli, caratterizzati da un continuo sali e scendi di stradine e scale, si avverte quel tipico profumo contadino impregnato nei muri delle case, nelle antiche porte in legno delle cantine da cui esce il buon profumo del vino, simbolo della festa più importante del paese che si celebra ogni anno nel mese di agosto.

Una terra che custodisce una tradizione secolare legata alla produzione enoica, non poteva individuare scenario migliore che la cantina monumento del conte Vaselli per ospitare un museo (il MUVIS) per raccogliere testimonianze e reperti della civiltà contadina (lavoro, tradizioni e devozioni, culture paesane e colture agricole) e che oggi si presenta come centro propulsore e contenitore di progetti che rafforzano il legame identitario e territoriale tra Castiglione e la vitivinicoltura.
Attualmente il Comune ha una popolazione di circa 2.350 abitanti e negli ultimi anni ha vantato di una fiorente economia grazie al turismo e al sapiente sfruttamento delle risorse naturali ed ambientali del suo territorio. L’agricoltura ricopre un ruolo fondamentale nella ricchezza della comunità, grazie soprattutto alle coltivazioni e alla ottima qualità delle uve che alimentano una fiorente industria vinicola, con imprese di buon livello capaci di produrre vini sia rossi che bianchi.
Oltre che sulle coltivazioni industriali, l’economia di Castiglione si regge anche sulla lavorazione di altri prodotti tipici come il formaggio, gli insaccati, i funghi e i tartufi, nonché sul settore artigiano, che ha visto la recente nascita di un’area apposita dotata dei necessari servizi.

Le numerose aziende agrituristiche, i percorsi storico ambientali, i recenti alberghi e ristoranti, favoriscono un turismo che non è solo di passaggio, ma anche di ‘presenza’ e di soggiorno nel centro principale e nelle piccole ed integre frazioni che la comunità conserva e che hanno mantenuto quasi intatti la propria struttura e il proprio tessuto edilizio. Basti pensare all’antico e caratteristico Borgo di Sermugnano, sviluppatosi intorno al castello costruito nel tardo Medioevo dai Monaldeschi a difesa dei loro possedimenti, o all’antico abitato di Vaiano, di origine romana.
Chi giunge in paese vi accede da nord, quindi attraverso la parte di più recente espansione cresciuta in maniera sufficientemente ordinata, con una edilizia unifamiliare o con piccoli condomini che quasi mai raggiungono le dieci famiglie. Le case, tutte circondate da piccoli giardini, seppure abbastanza modeste conferiscono all’insieme un aspetto gradevole e silenzioso, ben lontano dal caos cittadino.