di Francesco Chiucchiurlotto
Una comunità è coesa, contenta di sé, serena e laboriosa quando la sua identità è netta e viva e si nutre in continuazione di luoghi, persone, cose e fatti che stanno sì, intorno ad essa, che sono apprezzabili dai sensi, sono catturabili da vari media, ma che soprattutto stanno nella sua testa, nella sua memoria.
Ciascun paese, anche il più piccolo, nasce e vive nella notte dei tempi della civiltà contadina: cosa essa sia stata, cosa abbia rappresentato per l’Italia o per Castiglione in Teverina, cosa ne rimanga e cosa se ne può ancora recuperare, è tema di attualità e di futuro.
Abbiamo teorizzato di “identità, tipicità ed eccellenze”, stiamo lavorando a progetti ambiziosi in proposito, abbiamo davanti questioni di integrazione multiculturale, di globalizzazione di mercati, di sfide enormi, straordinarie; ma i nostri babbi, i nostri nonni, in altri contesti, con altri strumenti, non hanno affrontato altrettante temperie? Non solo; lo hanno fatto con un arma, con un mezzo, con un utensile, che oggi rischia rischia di andare in disuso: l’ironia.
La battuta ad effetto; il trucco con il quale il povero ingannava il ricco o il potente; il gioco di parole per confondere l’autorità costituita; oppure l’invettiva coraggiosa, l’affermazione della propria dignità di uomo, vero fondamento di ogni democrazia, di ogni diritto, giuridico, politico, sociale.
C’era la piazza, o l’osteria quando era maltempo; il vino come bevanda salubre e gioiosa o spesso come alimento diffuso ed a buon mercato, in mancanza d’altro, a riempire la pancia.
C’era il popolo e la cultura popolare; spesso l’arguzia, l’intelligenza erano più apprezzate della forza, del denaro, della roba.
La presente ricerca di detti, battute, frasi ad effetto, appena cominciata e non proseguita, mi ha dato la cifra di una comunità bella, salda, che sapeva ridere di se stessa e facendolo si costruiva la propria realtà quotidiana e la propria comunicazione interpersonale.
O più semplicemente ho ritrovato la mia infanzia e la mia adolescenza che ci si propone ogni volta nel passare degli anni, di nuovo e nuova oppure vecchia e logora, ma alla quale non si può non restare fedeli, pena lo smarrirsi, che è peggio di morire.
Francesco Chiucchiurlotto