di Francesco Chiucchiurlotto dal racconto di Vittorio Nicolai
Le “centrali” più importanti in cui si formava e si diffondeva la cronaca di Castiglione erano sostanzialmente tre: l’osteria, o meglio le osterie;la Parrocchiache comprendeva il dopo funzioni e la frequentazione della Chiesola, una specie di retro sagrestia con ingresso dal Rivellino; ela Premiata Farmacia Vezzosi.
In quest’ultima, frequentata dai maggiorenti del paese, primeggiava naturalmente lo spirito arguto e bonario del titolare, Er Sor Nicola, ed altri avventori tra cui il Dr Claudio Nicolai quello che vedendo passare i due fratelli Mezzoprete domandò:
“Nicò andovà il prete?”
“Quale prete?” Chiese il farmacista.
“ Come quale; Mezzo Prete più Mezzo non fa uno?”
Il Dr Nicolai, che veniva da Civitavecchia, che durante la guerra era continuamente bombardata, fu subito soprannominato Fante di Coppe, perché dava una somigliata a quello raffigurato sulle carte da gioco con quella sua mantella corta e svolazzante; era cugino di Guglielmo Nicolai, proprietario terriero, che lo mandava ogni tanto a visitare qualche contadino ammalato.
Intanto Quintino Mancini, che faceva il mezzadro del Conte nel podere Pagano, gran lavoratore dalle spalle robuste e dalle grandi mani coperte di calli, ma dallo stomaco particolarmente delicato, aveva un’ulceretta che lo faceva tribolare da giorni, anche se lui per tigna non si decideva a smettere di bere vino e mangiare piccante ed appestare l’aria con l’ammezzato toscano che sceglieva con cura dall’Inise.
Una sera tornato dai campi, mentre si dava una sistemata prima di cena sentì Marietta sua moglie che gli diceva: “ Qui’ che ce risemo?? ciai na faccia !!”
“Sta zitta che ciò certi dolori che me fanno vedè le stelle” e giù una fila di improperi irripetibili che almeno servivano a farlo sfogare.
Marietta, che era sveglia e pronta nelle decisioni ebbe un’idea e gliela propose subito:
“Oh Qui’ stasera a cena dali Pettinelli c’è er Dottor Claudio Nicolai, er cugino der Sor Guglielmo; sentimo se ce po’ da ‘n consijo, na ricetta, quarcosa”
Detto fatto, lo andò a chiamare prima che si mettesse a tavola per quel lepre alla cacciatora promessogli da tempo, e il Dr Claudio, dopo averlo ascoltato e visitato propose la cura:
“Quintino caro, non ho con me il ricettario, dovresti comunque prendere il Parabioscopin a compresse da 500; hai un foglio di carta per segnartelo?”
“Dottò nun sapemo ne legge ne scrive e dentro casa mia pe’ trovà un fojo de carta ce vole er cane da caccia.” Rispose Quintino imbarazzato.
Ma il Dr Nicolai che era di spirito vivace e pronto rimediò subito.
“ Non preoccuparti te lo scrivo sulla porta, così se passa qualcuno che sa leggere può anche andare in farmacia e portarti la medicina, poi la paghi con calma.”
Così scrisse con il lapis il nome del farmaco sull’anta destra della porta, salutò per andare a tavola sennò si freddava quel che l’aspettava.
L’indomani i dolori ripresero dal mattino e diventavano sempre più forti ed insistenti.
Quintino non ce la faceva più, e porca miseria non passava nessuno per casa per fare quell’opera di bene che aveva prevista il dottore.
Alla fine ruppe gli indugi; prese la pacca di uscio con su scritta la medicina, la sfilò dai gangani, se la caricò in spalla e via verso Castiglione, traversando il bosco, passando davanti al cimitero dove si fermò per farsi il segno della croce e finalmente arrivare davanti alla farmacia.
Il Sor Nicola quando lo vide apparire all’ingresso con la mezza porta sottobraccio, con un’aria sofferente ma determinata di chi ad estremi mali non può che trovare estremi rimedi, rimase di sasso.
“ Quintì ma ti sei ubriacato? Guarda che se ti serve il falegname Ginola sta più su.!”
Quando poi seppe della storia e vide la prescrizione del farmaco, scoppiò in una gran risata e somministrò di buon grado la prima compressa al malato, pregustando i commenti salaci che avrebbe fatto insieme al Fante di Coppe che aveva inventato una ben strana ricetta.
gente strana sti castiglionesi ma geniali.
ciao .buon anno .morena
Bella come tutte le altre. Bravo Chiù.
Però un po’ di ripasso del dialetto…….
Mi hanno chiesto delucidazioni, eccole qua:
– c’ hae ‘na faccia !! (sarebbe meglio ‘n muso)
– Sta zitta che ciò certe dolore che mi fanno vedè le stelle
– a cena da le Pettinelle c’è ‘r Dottor Craudio Nicolae, ‘r cugino der Sor Gujermo; sentimo si ci po’ da ‘n consijo
– pe’ trovà ‘n fojo di carta ci vole ‘r cane da caccia.
“de” . “ce”, soprattutto “er” vengono dal romanesco.